Giovanni “Albertino” Marcora (Inveruno – MI, 1922-1983)
La vita di Giovanni Marcora è segnata da diverse stagioni: la lotta resistenziale, l’impegno politico nelle fila della Democrazia cristiana e in Parlamento, il ruolo di amministratore locale e di uomo di governo, quello di imprenditore.
Originario di Inveruno, piccolo comune del Milanese, nasce il 22 dicembre 1922, secondogenito di quattro fratelli.
Si diploma Geometra nel 1941. Chiamato alle armi, dopo l’8 settembre 1943, entra nella Resistenza.
Nel 1953 è tra i promotori della corrente democristiana della Base, esperienza che lo legherà, fra gli altri, a Enrico Mattei, Ezio Vanoni, Luigi Granelli, Giovanni Galloni, Ciriaco De Mita; ricopre quindi diversi incarichi nella Dc, fra cui quello di segretario provinciale di Milano e di vicesegretario nazionale. Nel 1968 viene eletto per la prima volta senatore nel collegio di Vimercate. Fra il 1970 e il ’75 e dal 1980 fino alla morte è sindaco di Inveruno.
La consacrazione politica arriva nel 1974, quando Aldo Moro lo chiama al Governo come ministro dell’Agricoltura; Marcora resta ininterrottamente alla guida dello stesso dicastero fino al 1980, passando poi a quello dell’Industria nel biennio 1981-82. In sede europea difense gli interessi prima dell’agricoltura poi dell’industria italiana.
Muore il 5 febbraio 1983.
Marcora e la Resistenza
Il periodo della formazione, della costruzione della personalità di Marcora, della maturazione e distinzione dei suoi valori ideali di riferimento fu segnato dalla Resistenza. A 21 anni Marcora diventa partigiano e opera – con il nome di battaglia di Albertino, che gli resterà caro per tutta la vita – fra l’Altomilanese e l’Ossola nel raggruppamento “Alfredo di Dio”, partecipando alla liberazione di Milano il 25 aprile 1945.
È anche, quello della Resistenza al fascismo, un periodo di costruzione di forti legami affettivi, religiosi e politici, che lo porteranno presto a partecipare all’attività della Dc milanese e poi alla politica nazionale. Marcora considererà sempre il movimento partigiano un momento decisivo nella nuova fase costituente del paese; fu presto convinto della necessità di alimentare e di difendere l’esperienza cattolica nella Resistenza dall’egemonia delle sinistre (per questo partecipò all’attività della Federazione italiana dei volontari della libertà); allo stesso tempo, considerò la Resistenza una fonte concettuale ed ideale cui fare ricorso per evitare di cadere in alleanze con forze conservatrici o antidemocratiche. Le sue figure politiche di riferimento furono Enrico Mattei, Aldo Moro ed Ezio Vanoni, e, in secondo piano, Alcide De Gasperi. Rispetto a Mattei si dovrebbe parlare più che di una semplice dipendenza, di una «reciproca influenza». Con Moro, alla fine degli anni cinquanta, iniziò una collaborazione non senza contrasti, ma fondata su una reale comunanza di idee e sulla soluzione politica dell’apertura a sinistra.