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Il Duce venne prelevato e trasferito in Germania. Il 17 settembre, da Monaco, lanciò un appello agli italiani, nel quale comunicava la ripresa della tradizione fascista con la nascita del Partito fascista repubblicano. Il 23 settembre annunciava la nascita del nuovo Stato italiano fascista e repubblicano, la Repubblica sociale italiana (RSI), che si richiamava alla tradizione del fascismo delle origini. Nei suoi appelli Mussolini ribadì la piena fedeltà ad Hitler e alla Germania nazista In particolare questo Stato si proponeva di riprendere le armi a fianco della Germania e del Giappone; di riorganizzare le forze armate; di eliminare i “traditori” del 25 luglio; di “annientare le plutocrazie parassitarie e fare del lavoro, finalmente, il soggetto dell’economia e la base infrangibile dello Stato”.

Il fascismo repubblicano

La Repubblica sociale italiana, pose la sua capitale a Salò, piccolo centro sulle rive nord-occidentali del lago di Garda, anche se la gran parte degli uffici amministrativi trovò la sua sede in diverse città del Veneto e della Lombardia. Il governo del nuovo Stato si riunì per la prima volta nella Rocca delle Caminate in provincia di Forlì il 27 settembre 1943. Accanto a Mussolini le più importanti personalità del nuovo governo furono il gen. Graziani, capo delle forze armate, il comandante della milizia Ricci, il ministro dell’Interno Buffarini-Guidi, il segretario del partito Pavolini. Ma la presenza militare tedesca condizionò notevolmente l’autonomia della Repubblica sociale, sia sul piano politico che militare. Il 10 settembre 1943 Hitler ordinò la costituzione delle due zone di Operazioni delle Prealpi (province di Trento, Bolzano e Belluno) e del Litorale Adriatico (province di Udine, Gorizia, Trieste, Pola, Fiume, Lubiana), ufficialmente con motivi militari, ma in pratica amministrate da funzionari tedeschi. Sul piano ideologico programmatico si affermavano i principi della socializzazione dei beni di interessi collettivo, del sindacato unico dei lavoratori, e si ribadiva l’obiettivo della lotta a fianco della Germania.
A Verona, dall’8 al 10 gennaio 1944, si svolse il processo contro i membri del Gran Consiglio che avevano votato l’o.d.g. di sfiducia a Mussolini. Ciano, De Bono, Marinelli, Pareschi, Gottardi vennero condannati a morte e giustiziati.

La Resistenza

Dall’8 settembre alla fine del 1943 la Resistenza nasce e si organizza.
All’inizio gli episodi di resistenza all’esercito tedesco sono pochi e tutti finiti in un bagno di sangue, come l’epica battaglia della divisione Acqui a Cefalonia.
Poi si andarono man mano formando le prime bande di partigiani intorno ai soldati sbandati. Le feroci rappresaglie tedesche (la prima a Boves, nel cuneese) non fecero che spingere altri giovani a combattere contro gli occupanti.
Nell’inverno 1943-’44 si formarono i Comitati di Liberazione Nazionale in tutto il territorio occupato. I Comitati, che rappresentavano tutti i partiti antifascisti, guidarono e coordinarono l’azione delle bande partigiane sul territorio. L’organismo centrale CLN si formò a Roma a opera di sei partiti (azionista, comunista, democratico cristiano, demolaburista, liberale, socialista) ed fu presieduto da Ivanoe Bonomi. Un ruolo fondamentale ebbe, in particolare, il CLNAI (Alta Italia).
Nei primi mesi del 1944 il movimento resistenziale armato raggiunse una certa consistenza. Le brigate partigiane si erano arricchite di giovani che, piuttosto che rispondere ai bandi di reclutamento dell’esercito di Salò, preferirono disertare ed entrare nelle fila partigiane.
La partecipazione degli italiani alla Resistenza e alla guerra di liberazione fu fenomeno molto complesso. Si trattò di un impegno sorretto da motivazioni diverse: politiche, ideologiche, etiche, religiose, sociali, destinate comunque a favorire una presa di coscienza politica e democratica e a gettare le fondamenta del nuovo stato democratico e repubblicano.
Anche i cattolici diedero il loro apporto alla Resistenza, mettendo in luce orientamenti politici diversi; attraverso le riunioni e la stampa clandestina iniziavano a delinearsi quelle idee ricostruttive per la nascita di un partito unitario.

La Resistenza civile

Accanto ai combattenti, a coloro che si diedero alla macchia e si misurarono con le armi contro i nazi-fascisti, non è certamente mancata una fascia di italiani, che pur non impegnandosi direttamente in operazioni militari hanno comunque offerto un supporto e una adesione alla lotta di liberazione, attraverso la protezione prestata a ricercati, a militari alleati, a renitenti alla leva, a soldati sbandati che non avevano voluto aderire alla Repubblica sociale italiana.

La Resistenza delle donne

Durante la Resistenza un ruolo particolarmente importante ebbero le donne, sia nella lotta armata, che nel supporto logistico e di informazione (tipico il ruolo di ‘staffette portaordini), sia nella propaganda e nell’organizzazione del dissenso (gli scioperi nelle fabbriche). Nella Resistenza le donne si conquistarono sul campo la prima reale emancipazione, quella del voto, che poté essere espresso nel 1946, per le prime elezioni dell’Italia libera.

La Resistenza degli internati militari

Furono 800.000 i soldati italiani catturati prigionieri dai tedeschi nei diversi teatri di guerra dopo lo sbandamento dell’8 settembre. Di questi, solo 180.000 accettarono di collaborare con i tedeschi arruolandosi nell’esercito della RSI. Gli altri 600.000 resistettero, accettando il Lager e la condizione di Internati Militari, che peggiorava di molto la loro situazione, escludendoli dall’applicazione della Convenzione di Ginevra sui prigionieri di guerra.