ENRICO MATTEI (Acqualagna PU, 1906 – Bascapé MI, 1962)
Enrico Mattei nasce ad Acqualagna, in provincia di Pesaro, il 29 aprile del 1906.
Nel 1919 si trasferisce con la famiglia a Matelica nel maceratese. Giovanissimo inizia a lavorare nella conceria Fiore come fattorino, e in breve tempo mostra le doti che possiede. A poco più di vent’anni è nominato direttore della conceria.
Alla fine degli anni Venti lascia le Marche per trasferirsi a Milano, dove viene assunto come venditore dall’industria chimica Max Mayer. Nel 1931 decide di mettersi in proprio: fonda un’azienda specializzata nella produzione di oli industriali. Ha solo due operai, ma nel giro di pochi anni, l’impresa è lanciata e Mattei è un manager di grande successo.
Ma non è solo un grande imprenditore. Nel 1943 si avvicina alla democrazia cristiana e durante la Resistenza milita nelle brigate partigiane cattoliche.
Il Comitato di Liberazione Nazionale dell’Alta Italia lo nomina commissario straordinario per la gestione dell’AGIP, con il compito di liquidare la grande impresa pubblica e di cedere ai privati il controllo dell’energia italiana. L’ente petrolifero creato dal fascismo è da molti considerato un’industria inutile. Ha accumulato un vivaio di tecnici minerari e un patrimonio professionale di grande rilievo, ma dagli anni Trenta non ha ottenuto risultati rilevanti nella estrazione del petrolio. Mattei si oppone alla liquidazione voluta dagli americani e dalle grandi imprese italiane e, anzi, ordina il proseguimento dell’attività mineraria dell’azienda.
Nel marzo del 1946 da uno dei pozzi di Caviaga sgorga il metano: è il primo di una serie di importanti campi metaniferi. Le azioni dell’AGIP salgono e il gas arriva in tutte le case italiane.
Ma l’anno più importante per il disegno di Mattei è il 1953. È da poco presidente dell’ENI, la nuova holding pubblica che raggruppa AGIP, SNAM e ANIC. Il Parlamento approva la legge che garantisce all’impresa l’esclusiva nell’estrazione mineraria. Quell’anno, fra l’altro, le elezioni politiche registrano la sconfitta di De Gasperi. Si afferma, all’interno della DC, una nuova generazione legata al cattolicesimo sociale, sostenitrice dell’intervento dello Stato nell’economia e fortemente critica verso l’impostazione liberista che aveva guidato i governi postbellici. È la nascita della sinistra democristiana che inaugura una politica sempre più legata al mondo della finanza e dell’imprenditoria. Mattei ne è uno dei più autorevoli rappresentanti, il capitano di un’industria pubblica che mira a realizzare un grande progetto: l’autonomia energetica dell’Italia. Per questo non può evitare la competizione con le ‘Sette Sorelle’, le grandi imprese petrolifere che hanno il monopolio mondiale del petrolio. Inizia a cercare contatti diretti con i paesi produttori: tratta con la Libia per sfruttare il petrolio nel Sahara, finanzia i movimenti di liberazione dell’Algeria, firma contratti con la Tunisia ed il Marocco, propone a Iran e Egitto accordi vantaggiosi e all’inizio degli anni Sessanta fa accordi con la Russia. Per portare avanti il suo progetto finanzia e corrompe i partiti politici italiani che possono aiutarlo. L’obiettivo è sempre più chiaro. Lo afferma lo stesso Mattei ad un congresso: la politica del monopolio americano è finita. Le nuove realtà politiche dei paesi produttori di petrolio rendono possibile un nuovo sistema, basato su accordi diretti tra paesi produttori e paesi consumatori di petrolio.
Il 27 ottobre 1962, mentre torna a Milano da un viaggio in Sicilia, il suo aereo privato cade. Con la sua morte termina una fase della politica economica italiana e, come dichiarò Giorgio Ruffolo, l’industria pubblica perse ogni idea chiara di quale dovesse essere il suo ruolo nell’ambito di un’economia mista.